Ambiente e Clima
La direttiva UE riguarda soprattutto gli edifici esistenti e impone cambiamenti in tema di efficientamento energetico

La direttiva europea impone cambiamenti in tema di efficientamento energetico

Il Parlamento Europeo ha approvato in prima lettura la cosiddetta direttiva “Case Green“, il pacchetto di norme pensate per incentivare la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi immobili ad alta efficienza energetica in tutto il territorio europeo.

La Direttiva Case Green

La nuova direttiva approvata il 14 marzo dall’Europarlamento afferma che gli immobili residenziali europei dovranno rientrare almeno nella classe energetica “E” entro il 2030 e nella classe energetica “D” entro il 2033. Per raggiungere poi l’ambizioso obiettivo delle emissioni zero entro il 2050, riducendo in vari step le emissioni di gas che favoriscono l’effetto serra.
Questa svolta europea mira a svecchiare l’intero parco immobiliare europeo, con non poche difficoltà. La battaglia politica è ancora aperta e il testo è ancora lontano da essere quello definitivo.

Classe energetica e consumi

La classe energetica consente di sapere il livello di consumi energetici di un immobile sulla base di parametri funzionali e strutturali, classificando, così, la sua prestazione energetica e definendo il suo impatto sull’ambiente in termini di consumi.
Per differenziare le classi energetiche vengono usati i seguenti indicatori A+, A, B, C, D, E, F, G, dove:

  • A+ indica la classe energetica più performante, in cui si collocano gli edifici con consumi annui inferiori ai 15 kWh/mq;
  • G indica la classe più energivora, che caratterizza edifici con consumi annui superiori ai 160 kWh/mq.

Secondo i dati Istat, nel nostro Paese sarebbero almeno 12 milioni gli edifici residenziali nella categoria G.

L’Attestato di prestazione energetica (APE)

Il documento che indica la classe energetica di un edificio è chiamato APE o Attestato di prestazione energetica e viene redatto da un tecnico abilitato, il cosiddetto “certificatore energetico” dopo aver effettuato l’analisi energetica dell’immobile.
Nel calcolo, vengono considerate diverse caratteristiche strutturali quali la qualità dei materiali usati per la costruzione, la sua esposizione, i tipi di infissi, il sistema di illuminazione, l’uso di fonti di energia rinnovabile – come i pannelli solari, eventuali interventi di ristrutturazione che hanno apportato migliorie alla casa. Ogni voce considerata contribuisce al calcolo della classe energetica finale.

Il calcolo “fai da te”

È possibile comunque utilizzare un calcolo “fai da te” per avere un dato orientativo sulla classe energetica della propria casa.
Solitamente si utilizza come parametro il consumo di metano per il riscaldamento degli ambienti domestici. È necessario dunque sapere quanti metri cubi vengono utilizzati ogni anno per poi risalire al consumo di metano per metro quadro.
Ad esempio, se stimiamo che il gas che ogni anno viene impiegato in una caldaia sia di 8,3 kWh, moltiplichiamo questo valore per i metri cubi di metano consumati. E poi dividiamo il risultato per la misura dell’appartamento, in metri quadri. Otteniamo così un valore che va parametrato agli indicatori energetici che definiscono a quale classe energetica appartiene il nostro immobile.

Come migliorare la classe energetica di un edificio esistente?

Il passaggio da una classe energetica ad un’altra richiede interventi di riqualificazione energetica, i più comuni sono:

  • la realizzazione di un cappotto termico;
  • la sostituzione degli infissi;
  • la sostituzione della caldaia, preferendone una a condensazione;
  • l’installazione di pannelli solari;
  • l’utilizzo di elettrodomestici con classe energetica alta.

Si tratta di interventi sicuramente impattanti ma ammortizzabili nel tempo e che conferiscono maggior valore alla casa.