In futuro, la carne consumata potrebbe non provenire da animali ma da alternative vegetali e carne coltivata in laboratorio.
“Fonti proteiche alternative alla carne cercasi”: negli ultimi anni le risposte a questo annuncio sono aumentate, supportate da istanze sia etiche sia ambientali. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group (BCG) e di Horizon Corporation (BHC), dal 2025 mangeremo meno bistecche e crescerà il consumo delle alternative alla carne proveniente da animali.
Il divieto in Italia
Accanto alle alternative vegetali e agli alimenti a base di insetti, sta emergendo un’altra opzione: la carne “coltivata” in laboratorio a partire da cellule animali.
In Italia c’è il divieto di produzione e/o vendita ma in altre parti del mondo è legale e sembra destinata a diffondersi, man mano, sempre di più. Secondo gli analisi di diversi settori questo sarà il futuro: un futuro in cui la carne non proviene necessariamente da un animale.
In Italia si accende il dibattito sulla carne coltivata. Il primo stop lo ha dato il Senato il 19 luglio 2023, con il via libera a un disegno di legge voluto dal governo Meloni. Ora si passa alla Camera. Il Ddl introduce il divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti, bevande e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati. Previste multe da 10mila euro fino a 60mila.
Cos’è la carne sintetica?
La carne sintetica o coltivata in laboratorio è un prodotto alimentare (alimenti, bevande e mangimi) ottenuto tramite la coltivazione di cellule animali o di tessuti derivanti da animali vertebrati.
Si tratta di una carne che non richiede l’allevamento intensivo di bestiame e che promette di avere un impatto sull’ambiente e sugli animali notevolmente ridotto rispetto alla produzione di carne tradizionale.
Come viene prodotta la carne in laboratorio?
I tessuti animali che compongono la carne che normalmente consumiamo sono formati da più tipi di cellule, come quelle muscolari e adipose; per la produzione di carne coltivata si parte da cellule staminali, che hanno la caratteristica di potersi differenziare in fase di crescita. Queste si ottengono, ad oggi, tramite una biopsia, cioè un piccolo prelievo di tessuto da un animale in vivo, oppure tramite macellazione.
La carne sintetica viene prodotta attraverso un processo di coltura cellulare delle staminali all’interno di “bioreattori” in cui viene fornito un terreno di coltura ricco di nutrienti e sostanze pro-sviluppo e viene mantenuto un ambiente ottimale: temperatura, pH, flusso di gas e agitazione meccanica devono essere strettamente controllati.
Per dare forma ad un prodotto simile ad un taglio di carne, le cellule hanno bisogno di una struttura tridimensionale porosa su cui potersi organizzare per riprodurlo: una tra quelle utilizzate attualmente è fatta di proteine vegetali, ed è pertanto edibile.
Una delle criticità maggiori risiede in una delle componenti del terreno di coltura ad oggi ritenuto ottimale: si tratta del siero fetale bovino (generalmente abbreviato con “FBS“), ricavato dal sangue del feto bovino ed estremamente costoso e difficile da replicare in laboratorio.
Attualmente sono in studio o in fase pilota soluzioni alternative, per far sì che la futura industria della carne coltivata possa dipendere sempre meno dall’allevamento tradizionale e dalla macellazione del bestiame.
Quale differenza tra carne sintetica e vegetale?
La carne sintetica è “coltivata” in vitro, mentre quella vegetale è composta da proteine come soia, frumento o piselli.
I vantaggi di una dieta plant based vanno ben oltre la riduzione della produzione di CO2 e il ridotto impatto ambientale dovuto al minor sfruttamento di suolo e acqua. I sostituti alimentari hanno anche una forte valenza etica, dal momento che la loro produzione non procura sofferenza animale.
Nel 2020 nel mondo sono state consumate circa 13 milioni di tonnellate di alternative vegetali alla carne, circa il 2% del mercato delle proteine animali. Secondo l’analisi, entro il 2035 il consumo delle alternative plant based salirà all’11% e, nel 2035, se ci sarà un impulso nelle tecnologie, la percentuale potrebbe salire addirittura al 22%.