Oggi, 28 luglio, si esauriscono le risorse annuali della Terra e l’umanità inizia a sfruttare quelle del 2023
Ogni anno il mondo tocca l’Earth Overshoot Day (EOD), senza avere nulla da festeggiare.
Il “Giorno di sovraccarico della Terra” segna l’esaurimento delle risorse ecologiche che possono essere rigenerate naturalmente entro un anno solare. Da più di cinquant’anni questa data continua a essere anticipata. Emissioni di gas serra, sfruttamento e scarsa tutela dei territori sono tutti fattori che aggravano irrimediabilmente il deficit ecologico dell’umanità. Quello del 2022, fissato per oggi, 28 luglio, secondo gli esperti è il peggiore dagli anni Settanta.
L’EOD negli anni
Nel 1972 l’Overshoot Day cadeva il 10 dicembre ma da allora, la popolazione mondiale è cresciuta dal 121%, aumentando la sua impronta ecologia di circa il 60%.
Oltre cinquant’anni di sovrasfruttamento delle risorse naturali hanno portato ad un aumento dei deficit annuali che si traducono in un debito ecologico pari a 19 anni di rigenerazione del pianeta, ossia servirebbero 19 anni senza consumi per rigenerare il Pianeta.
Secondo uno studio del WWF, più di un terzo delle risorse naturali è stato distrutto dalla nostra specie solo negli ultimi trenta anni.
Il 2020, dominato dalla pandemia da Covid-19, aveva fatto ben sperare per quanto riguarda il consumo delle risorse. L’Earth Overshoot Day era stato infatti il 22 agosto, con un notevole ritardo rispetto alla media degli ultimi anni. Ma il beneficio pandemico è subito svanito.
La data di quest’anno è la peggiore, insieme a quella del 2018 (sempre il 28 luglio): in soli sette mesi dall’inizio del 2022 l’umanità ha vissuto togliendo alla Terra ben più di quel che riesce a rigenerare.
La popolazione mondiale utilizza il 74% in più di quanto gli ecosistemi riescono a rigenerare. E questo significa che per soddisfare tutte le esigenze avremmo bisogno di 1,75 Terre.
Come si calcola l’EOD
La data dell’Earth Overshoot Day viene calcolata sin dai primi anni ’70 dal Global Footprint Network – un’organizzazione di ricerca internazionale che monitora l’impronta ecologia dell’uomo – utilizzando i dati dell’impronta nazionale e dei conti di biocapacità (National Footprint & Biocapacity Accounts – NFA).
I modelli elaborati per il calcolo dell’EOD tengono conto delle differenze tra i diversi Stati e tra la loro “impronta ecologica”. Si tratta di un indicatore che tiene conto di tutte le richieste dei cittadini di aree biologicamente produttive (biocapacità) e le rapporta alla capacità della Terra di rigenerarle. Comprende quindi la domanda per cibo, legname, fibre, emissioni di carbonio e tecnologia delle infrastrutture oltre a tutte le attività che comportano emissioni di CO2.
L’impronta ecologica globale ammonta a 2,7 Gha (ettari globali) a persona.
Molti Paesi, come Stati Uniti, Canada, Australia e Russia erano in debito ecologico già all’inizio dell’anno. In Italia, abbiamo toccato il nostro Overshoot Day nazionale il 13 maggio. Questo significa che noi italiani viviamo e consumiamo come se avessimo a disposizione 2,7 Terre, erodendo il capitale naturale del Pianeta che ci ospita e sottraendo le risorse destinate alle generazioni successive.
La situazione attuale
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha recentemente affermato: «I nostri stili di vita, basati sulla produzione, il consumo, lo scarto e l’inquinamento, ci hanno portato a questo terribile stato di cose. Ma, poiché le attività umane sono alla base di questa emergenza planetaria, ciò significa anche che noi deteniamo la chiave per le soluzioni. Ora è il momento di trasformare il nostro rapporto con la natura e tracciare un nuovo percorso».
L’Earth Overshoot Day dimostra che l’attuale sistema di produzione e consumo non è compatibile con l’intenzione di continuare ad abitare questo pianeta. Oltre cinquant’anni di erosione del capitale naturale e superamento globale delle risorse, ci stanno conducendo verso un mondo irriconoscibile.
Il cambiamento climatico rappresenta una crisi di sistema. C’è una semplice verità che continuiamo ad ignorare: siamo ospiti su una Terra finita, che occupa uno spazio finito, le cui risorse sono finite. I limiti biofisici limitano i sistemi socio-economici, inclusa la loro crescita. Per proteggere meglio le risorse naturali e gestirne la domanda, è necessario abbracciare un nuovo modello di sviluppo basato su sostenibilità e rigenerazione.
L’evoluzione di uno modello circolare e rigenerativo in cui le risorse sono mantenute in un uso di alto valore il più a lungo possibile, è lo strumento migliore che abbiamo per aiutarci a cambiare il modo in cui consumiamo, a beneficio in definitiva sia delle persone che del pianeta. C’è bisogno di una riorganizzazione completa della produzione, del consumo e dell’uso dell’energia, che costituisce ora la via per la sopravvivenza ecologica.
Soluzioni per rallentare l’EOD
Il Global Footprint Network sta raccogliendo, nella piattaforma The Power of possibilities, una serie di azioni utili per limitare l’esaurimento delle risorse:
- Rimboschire 350 milioni di ettari di foresta, intervenendo nella tutela e conservazione degli spazi selvaggi, ripristinando ecosistemi e contribuendo all’agricoltura rigenerativa, anticiperebbe la data di 8 giorni;
- Ridurre del 50% l’utilizzo dell’auto, farebbe regredire di almeno 13 giorni;
- Alimentarci prevalentemente da fonti di energia pulita, ritarderebbe l’Earth Overshoot Day di 93 giorni, ovvero più di tre mesi;
- Il cibo da solo occupa oggi il 55%, cioè più della metà, della biocapacità della Terra. Se il consumo mondiale di carne fosse ridotto del 50% e queste calorie fossero sostituite attraverso una dieta vegetariana, il giorno di scoperto sarebbe spostato di 17 giorni;
- Dimezzare gli sprechi alimentari nel mondo sposterebbe la data di almeno 13 giorni.