È quanto emerge dal rapporto “Education at a glance 2023” presentato a Roma al Ministero dell’Istruzione e del Merito
Il 12 settembre scorso, l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha pubblicato, come ogni anno, il rapporto “Education at a glance 2023” che pone l’attenzione sulla situazione dell’istruzione mondiale con l’intento di fornire ai governi nazionali e ai decisori politici uno strumento di lavoro.
I dati in breve
Dalla lettura del rapporto è emerso che:
- Il 22% dei giovani, quasi 1 su 5, non ha il diploma;
- I Neet in Italia sono il 16,3% contro il 9,9% dei paesi Ocse;
- Il tasso di occupazione dei diplomati degli istituti professionali dopo 1 o 2 anni dal diploma è la più bassa in tutta l’Ocse;
- Rispetto alla media Ocse del 5,1%, l’Italia spende solo il 4,2% del suo Pil in istruzione.
I dati in dettaglio
Il 22% dei giovani, quasi 1 su 5, non ha il diploma.
È questo il dato che salta più all’occhio del rapporto dell’Ocse presentato al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Per l’Ocse, “Sebbene un diploma di istruzione secondaria superiore sia spesso il livello minimo necessario per partecipare con successo al mercato del lavoro, alcuni giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni abbandonano comunque gli studi senza conseguire tale qualifica. In media, in tutta l’area dell’OCSE, il 14% dei giovani adulti non ha conseguito un diploma di istruzione secondaria superiore. In Italia la quota è superiore alla media dell’OCSE (22%)”.
Nel rapporto viene anche sottolineata la piaga dei Neet, ovvero chi non studia, non lavora e non riceve alcuna formazione, che in Italia sono il 16,3% contro il 9,9% dei Paesi Ocse.
Nel rapporto è stato anche affrontato il tema dell’istruzione tecnico professionale. Secondo la ricerca, in Italia il 40% dei giovani di 15-19 anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale, rispetto al 23% dell’area Ocse.
Nonostante questi percorsi siano ampiamente diffusi, i risultati ottenuti dagli studenti italiani sono inferiori rispetto alla media dell’Ocse. I tassi di occupazione dei diplomati dai tecnici professionali dopo uno o due anni dal conseguimento del titolo, infatti, sono i più bassi in tutta l’Ocse, con una percentuale pari al 55%.
È importante interpretare questi dati considerando anche l’esistenza di un mercato del lavoro informale, soprattutto nel Sud Italia, che ci fa supporre che molti di questi giovani non siano affatto disoccupati ma piuttosto “lavoratori senza nessun diritto e senza nessuna tutela” che sfuggono alle statistiche cadendo nelle grinfie del lavoro nero.
L’Education at a glance 2023 evidenzia anche le ben note problematiche questioni sulle risorse finanziarie dedicate ai settori della conoscenza. L’Italia, a fronte di una media dei Paesi Ocse del 5,1% del Pil dedicato all’istruzione, raggiunge solo il 4,2% che, nella fattispecie risulta così suddiviso: il 30% per la scuola primaria, il 16% per la secondaria di primo grado, e il restante 24% per università, master e dottorati. L’istruzione dunque appare del tutto sottofinanziata.
Nel report si parla anche degli stipendi degli insegnanti. I numeri mostrano che in media gli stipendi effettivi dei docenti della scuola secondaria inferiore sono del 9% più bassi rispetto a quelli dei lavoratori con un livello di istruzione terziaria, ma in alcuni Paesi il divario supera il 30%.
Ma gli studenti dal resto del mondo scelgono ancora l’Italia: il 3% degli studenti universitari e il 10% dei dottorandi provengono dall’estero, e più della metà sono ragazze. Questo dato suggerisce la dedizione del personale scolastico, docente e non, nel tentare di assicurare un’istruzione di qualità agli studenti, nonostante tutto.