Biologia e Medicina
Svolta nella comprensione dell’emicrania: identificate proteine chiave

Emicrania: studio danese rivela un nuovo percorso di comunicazione tra cervello e nervi sensoriali, e apre a nuove possibilità di cura.

Per anni l’emicrania ha tenuto in scacco milioni di persone, “colpendo e scappando” come la più abile e sfuggente canaglia. Ora, un team di ricercatori danesi potrebbe aver finalmente fatto luce sui suoi meccanismi, con una scoperta che potrebbe segnare una svolta per le terapie.

Il mistero dell’emicrania unilaterale

L’emicrania colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Una caratteristica peculiare di questa condizione è il cosiddetto “dolore unilaterale”, un spesso preceduto da un’aura (disturbi visivi o sensoriali temporanei). Fino ad ora, il meccanismo alla base di questo fenomeno era rimasto un enigma per la comunità scientifica.

Un nuovo studio condotto su topi dai ricercatori dell’Università di Copenaghen, del Rigshospitalet e dell’Ospedale Bispebjerg ha finalmente svelato l’arcano. La ricerca ha dimostrato per la prima volta che le proteine rilasciate dal cervello durante l’aura vengono trasportate dal liquido cerebrospinale ai nervi che segnalano il dolore.

Il ruolo chiave del ganglio trigeminale

Martin Kaag Rasmussen, primo autore dello studio, spiega:

Abbiamo scoperto che queste proteine attivano un gruppo di corpi cellulari nervosi sensoriali alla base del cranio, il cosiddetto ganglio trigeminale, che può essere descritto come un gateway per il sistema nervoso sensoriale periferico del cranio.

Alla radice del ganglio trigeminale, la barriera che solitamente impedisce alle sostanze di entrare nei nervi periferici è assente. Questo permette alle sostanze nel liquido cerebrospinale di entrare e attivare i nervi sensoriali che segnalano il dolore, dando vita all’attacco.

La voce del dolore

Questa scoperta offre anche una spiegazione plausibile per la natura unilaterale dell’emicrania. Rasmussen afferma: “Il nostro studio su come le proteine del cervello vengono trasportate mostra che le sostanze non vengono trasportate all’intero spazio intracranico, ma principalmente al sistema sensoriale dello stesso lato, causando così il mal di testa da un solo lato, tipico di questa manifestazione.”

Utilizzando tecniche all’avanguardia come la spettrometria di massa, i ricercatori hanno analizzato il cocktail di sostanze rilasciate durante la fase di aura di un attacco di emicrania. Hanno identificato 1.425 proteine nel liquido cerebrospinale, di cui l’11% mostrava cambiamenti di concentrazione durante gli attacchi.

Tra le proteine identificate c’è la CGRP, già nota per il suo ruolo nell’emicrania e utilizzato nei trattamenti esistenti. Ma non è la sola, ovviamente. I ricercatori hanno scoperto anche una serie di altre proteine che potrebbero aprire la strada a nuove opzioni di trattamento.

Identificate proteine nel liquido cerebrospinale che segnalano il dolore tipico dell'emicrania
Identificate proteine nel liquido cerebrospinale che segnalano il dolore tipico dell’emicrania

Emicrania, prossimi passi nella ricerca

Il team di ricerca sta ora lavorando per identificare la proteina con il maggior potenziale terapeutico. Rasmussen spera di identificare le proteine che scatenano i fenotipi dell’emicrania. Il suo team procederà poi con test di provocazione sugli esseri umani per determinare se l’esposizione a una delle proteine identificate può scatenare un attacco.

Da lì allo sviluppo di trattamenti mirati il passo potrebbe essere breve. Se alcune di queste proteine possono effettivamente scatenare attacchi di emicrania negli esseri umani, diventeranno obiettivi cruciali per nuove terapie preventive e di trattamento.

Conclusioni

La scoperta di questo nuovo percorso di comunicazione tra il cervello e il sistema nervoso periferico rappresenta un significativo passo avanti nella nostra comprensione dell’emicrania. Offre sia la spiegazione per i sintomi che la direzione per la ricerca di trattamenti più efficaci.

Il viaggio verso la comprensione completa e il trattamento dell’emicrania prosegue, ma questa scoperta segna un punto di svolta cruciale. Presto, per milioni di persone, il dolore unilaterale potrebbe diventare un ricordo del passato.

Fonti e approfondimenti