Dopo mesi di comportamenti anomali, l’intervento di ingegneri della NASA sembra aver ripristinato il collegamento con la sonda Voyager 1
La leggendaria sonda spaziale Voyager 1 sembra finalmente essere tornata alla normalità, grazie all’intervento dei tecnici dell’agenzia spaziale statunitense.
Una veterana in giro per lo spazio
La sonda Voyager 1 è una pioniera dell’esplorazione dello spazio esterno ed è tuttora in attività benché abbia raggiunto l’eliopausa. Lanciata da Cape Canaveral nell’ambito del Programma Voyager, è in orbita dal lontano 1977 rendendosi protagonista di numerose missioni mirate a raccogliere dati inestimabili su Urano, Nettuno e sui pianeti giganti Giove e Saturno con i loro satelliti, contribuendo significativamente alla nostra comprensione del sistema solare.
Dopo il sorvolo di Saturno nel 1980 la missione della sonda è stata estesa proseguendo così a raccogliere dati sulle regioni esterne del sistema solare. Nell’agosto del 2012 la Voyager 1 ha oltrepassato l’eliopausa diventando il primo oggetto costruito dall’uomo a uscire nello spazio interstellare.
Al 5 marzo 2024, la sonda sta operando e comunicando dati da 46 anni e 6 mesi e, continuando a viaggiare rispetto al Sole alla velocità stimata di 38.026,77 mph (61.198,15 km/h), si trova alla distanza dal Sole di oltre 162,8 UA (24 miliardi e 359 milioni di km) che corrisponde a più di 24 miliardi di chilometri, facendone l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra.
È previsto che la sonda continuerà a operare fino al 2025, quando esaurirà il combustibile del suo generatore termoelettrico a radioisotopi (RTG), che le ha permesso di funzionare finora. Anche se la sonda non avrà più energia per trasmettere dati o mantenere le sue operazioni scientifiche, continuerà a muoversi nello spazio in moto rettilineo costante. La sua velocità diminuirà rispetto a quella attuale, ma continuerà il suo viaggio verso l’infinito.
Il mistero della comunicazione interrotta
Dal novembre 2023, Voyager 1 ha perso la capacità di comunicare con la NASA a causa di un errore non ancora identificato, trasmettendo agli ingegneri una serie criptica di zeri e uno.
Cinque mesi dopo, nel tentativo di risolvere il problema che aveva portato alla corruzione dei dati, il team di Voyager ha inviato un comando chiamato “poke” al Sistema di Dati di Volo (Flight Data Subsystem – FDS) della sonda. Questo comando è stato un tentativo di far eseguire alla sonda alcune sequenze software alternative, al fine di aggirare il malfunzionamento.
L’enigma in parte decifrato
Grazie all’intervento di un ingegnere del Deep Space Network dell’agenzia spaziale statunitense, si è arrivati a decifrare parte di questo enigma.
Lo scienziato è riuscito a decodificare alcuni dei dati illeggibili provenienti dal Flight Data Subsystem, uno dei tre computer di bordo di Voyager 1. Si è scoperto che il misterioso codice binario rappresentava una registrazione della memoria dell’FDS, contenente codice informatico, dati scientifici, istruzioni sulla missione primaria della sonda e le variabili che influenzano il suo comportamento nello spazio.
Anche se i dati trasmessi non erano esattamente quelli attesi, la dottoressa Suzanne Dodd, responsabile del progetto Voyager Interstellar Mission, ha dichiarato che mostravano almeno parzialmente il funzionamento del FDS.
La decodifica richiederà del tempo
Il lavoro per risolvere questo problema è in corso, con il prossimo passo che consiste nello studio del dump di memoria e nel confronto con i dati precedenti al guasto per individuare eventuali discrepanze nel codice sorgente.
Questo processo potrebbe portare all’individuazione dell’origine del problema e di un modo per risolverlo. Come spiega la stessa agenzia spaziale sul blog della missione, il processo richiederà del tempo.
Attualmente, a causa della posizione di Voyager 1 a oltre 24 miliardi di chilometri dalla Terra, vi è un significativo ritardo temporale nelle comunicazioni con la sonda. Un comando inviato dalla Terra richiede circa 22,5 ore per raggiungere Voyager 1, con altri 22,5 ore necessari per ricevere una risposta. Un tempo totale di circa 45 ore che rallenta di molto il processo di risoluzione dei problemi.
Inoltre, la disponibilità di competenze è un’altra tematica da non sottovalutare, poiché molti degli ingegneri che hanno lavorato sul progetto originale non sono più disponibili, e il team attuale deve fare affidamento su documenti vecchi di decenni per affrontare le problematiche attuali.
Nonostante queste sfide, gli ingegneri al JPL (NASA Jet Propulsion Laboratory) sono determinati a far funzionare di nuovo le comunicazioni con la Voyager 1 e prevedono di ripristinare il collegamento nelle prossime settimane.